Per chiudere “Ombrina Mare” la Rockhopper ha speso 300mila euro

Sono costati 300mila euro gli interventi di chiusura del pozzo Ombrina Mare, completati nei giorni scorsi al largo del litorale di San Vito.

ombrinaI conti in tasca alla Rockhopper Oil, la società che aveva chiesto di poter sfruttare il giacimento (ipotesi definitivamente tramontata dopo le previsioni contenute nella legge di stabilità di quest’anno), li ha fatta la ricercatrice italo-statunitense Maria Rita D’Orsogna, una delle principali protagoniste delle battaglie contro le trivellazioni in Adriatico.

I lavori sono stati condotti dalla ditta scozzese Zenith Energy, con una particolare procedura denominata ‘plug and abandonement’. “Il pozzo – sottolinea – è stato chiuso ‘grazie a noi, gente normale’.  Chiudere un pozzo, però, non è un gioco facile. È costoso, delicato, ci vuole personale competente”. Ma in che cosa sono consistite le operazioni? Innazitutto sono  state immesse, nel sottosuolo, quantità sufficienti di fanghi pesanti.

Questo per evitare che gli idrocarburi e altro materiale presente nel pozzo non possano tornare in superficie. I fanghi di chiusura vengono forzati nel pozzo fino a che gli idrocarburi e altre formazioni (acque di scarto, fluidi di perforazioni precedenti, gas) vengono respinti in profondità, nel giacimento iniziale. Successivamente sono stati poi rimossi i cablaggi e il cosiddetto ‘Christmas Tree’, le valvole di erogazione e manopole di controllo a forma di albero di Natele. La Zenith ha infine cementificato il pozzo in modo definitivo, tagliato e rimosso rivestimenti interne delle pareti del pozzo e smontato l’infrastruttura visibile dalla superficie del mare.

Fonte notizia: http://www.videocitta.it/articoli/petrolizzazione-per-chiudere-ombrina-mare-la-rockhopper-ha-speso-300mila-euro

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